lunedì, giugno 16, 2008

Un parere autorevole sul futuro delle piante di Villa Rosa: la parola ad Alessandro, agronomo

Sono esterrefatto!! Si, assolutamente stupito dai toni e dalle dichiarazioni che gente che si definisce “educata può arrivare a fare”.
Comunque, senza perdermi a fare paternali che non mi competono ma che andrebbero fatte (da quel che si evince dal messaggio) a un padre di famiglia, il che abbastanza disdicevole a priori, mi limiterò a dare risposta all’architetto Paolo.
Carissimo architetto se come da sua dichiarazione ha veramente letto il progetto, senza limitarsi alle prime pagine (quelle relative al ripristino dell’area di superficie e la reintegrazione di specie arboree ed arbustive), ottimo specchietto per le allodole che può trarre in inganno molti, avrà altresì valutato l’area su cui il cantiere si andrà ad estendere. Premesso che, conosce così bene il parco oggetto del progetto, può dirmi lei come si può insediare un’autorimessa di quell’entità senza intaccare le specie arboree attigue l’area di scavo?
Premesso altresì che non è fatto obbligo ad un architetto di conoscere la fisiologia, la informo che, se anche le piante non venissero asportate, la sola recisione dell’apparato radicale (che occupa un volume pari ad una volta e mezza quella della chioma), andrebbe a determinare danni in maniera pressoché irreversibili alla funzionalità della pianta, senza considerare il rischio di instabilità che ne conseguirebbe.
Tutte queste informazioni ed altre ancora, raccolte in una serie di relazioni, sono consultabili senza problemi. Se la sua tenacia nel sostenere la causa del “parcheggio”, è frutto di una seria partecipazione al problema e non una mera e banale volontà di critica distruttiva, la invitiamo volentieri a partecipare a qualcuno dei nostri incontri, dove, magari, avremo modo di illustrarle la vera realtà dei fatti con uscita sul campo.
Voglio altresì attirare la sua attenzione sull’aspetto sanitario della questione. Non mi limito però alle criticità in fase di realizzazione del progetto (polveri sottili, vibrazioni, inquinamento acustico del cantiere ecc), ma, volgo la mia attenzione al dopo.
Come ben saprà il processo di combustione necessario al movimento dei nostri veicoli, libera in atmosfera una serie di sostanze nocive le principali tra esse sono il monossido di carbonio (CO), gli ossidi di azoto (NOx), gli idrocarburi incombusti (HC), il benzene e il particolato (PM). Una ricchissima e significativa bibliografia, soprattutto americana, documenta come questi autosilos interrati abbiamo indotto sulle specie vegetali presenti nel soprassuolo alterazioni fisiologiche e manifestazioni patologiche assolutamente non trascurabili.
Ora, fatto salvo che le malattie delle piante possono interessare all’opinione pubblica in maniera molto marginale, può immaginare lei quale risvolti possono avere queste emissioni sulla salute dei bambini che andrebbero a giocare sopra quel campo? Beh, mi auguro che , nella MALAUGURATA ipotesi che questo assurdo progetto (anche da lei sostenuto) trovi attuazione, lei abbia tanto buon senso da non portare suo figlio a giocare tra le affascinati luminarie che esaltano la maestosità casuarina e dell’eucalipto e le romantiche panchine tra le aiuole di camelie e oleandri: perché, oltre a questi belli arredi del verde, silenziose e invisibili, ci saranno le fontane di benzene
Sperando di non ricevere la scontata e inutile risposta circa la sistemazione dei filtri, rinnovo l’invito a partecipare a uno dei nostri incontri. Se esiste un vero problema di parcheggio, soluzioni alternative penso si possano trovare, però, probabilmente risultano troppo ecocompatibili (anche per la salute umana) ma, soprattutto, non riempiono le tasche di chi vuole sentirsele piene.
Cordialmente!
Alessandro